IBR - Scaling sustainability

La sostenibilità come motore di crescita

Alessandro Fusellato
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Nel 2025, mentre in molti mercati si osserva un arretramento delle politiche green e un allentamento dei requisiti di disclosure, le imprese del mid-market continuano a sorprendere. Secondo Scaling Sustainability, la nuova ricerca di Grant Thornton che si basa sulle rilevazioni dell’International Business Report (IBR), quasi nove aziende su dieci manterranno o aumenteranno gli investimenti ESG (86%), confermando come la sostenibilità sia percepita non come vincolo normativo, ma come leva concreta di crescita.
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Un'altra tendenza che balza all’occhio è che i principali driver degli investimenti non sono più legati unicamente alla reputazione, sebbene questa resti rilevante, ma alla competitività di mercato: oggi, infatti, il 41,6% delle aziende indica la concorrenza come motivazione principale, in aumento rispetto all’anno precedente, superando la reputazione del brand che resta comunque un fattore determinante per il 38% delle imprese. Questo cambiamento di prospettiva segnala un approccio più strategico, in quanto la sostenibilità viene vista dalle aziende come uno strumento fondamentale per migliorare l’efficienza operativa, attrarre clienti e talenti e rendere la supply chain più resiliente, mentre solo una minima parte (2%) non la considera rilevante per gli obiettivi commerciali.

A fronte di questo fenomeno, il contesto regolatorio europeo gioca un ruolo chiave. La CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive), il nuovo quadro europeo per il reporting di sostenibilità, obbliga le imprese a rendicontare in modo più dettagliato e standardizzato i dati ESG, ma gli aggiustamenti recenti hanno reso le regole più flessibili per alcune aziende, con tempi meno stringenti e requisiti che si focalizzano sulle informazioni più rilevanti. Secondo il report, il 34,5% delle imprese mid-market considera questa maggiore flessibilità regolamentare in linea con le esigenze del proprio business, mentre il 33,1% si dichiara sollevato dalle modifiche. Questo evidenzia come il reset normativo offra alle imprese l’opportunità di concentrarsi su ciò che conta davvero per la propria strategia.

L’impatto della sostenibilità si riflette, in ultimo, anche sull’espansione internazionale: rispettare requisiti di diverse giurisdizioni resta essenziale per chi punta alla crescita globale, non a caso, due imprese su cinque affermano che l’impegno ESG facilita le esportazioni. La riduzione degli obblighi di reporting consente di dedicare maggiore attenzione al marketing e alle attività operative, soprattutto in Europa, dove la complessità normativa legata alla CSRD resta una sfida significativa. La credibilità costruita attraverso il reporting rafforza inoltre la reputazione del brand nei nuovi mercati, con quasi la metà delle aziende che considera la sostenibilità come un fattore determinante per l’espansione internazionale.

8
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%
continua a investire
sulla sostenibilità nel 2025
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6
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ritiene la concorrenza
il fattore guida degli investimenti

Nonostante i progressi, permangono sfide concrete legate ai costi degli investimenti, alla complessità normativa e alle risorse necessarie per la compliance. In Europa, in particolare, le aziende chiedono processi più semplici e strumenti pratici per adeguarsi agli standard richiesti dalla CSRD.

Il mid-market si conferma così protagonista silenzioso ma decisivo della transizione verso un’economia sostenibile. In un momento in cui governi e regolatori faticano a conciliare crescita economica e obiettivi ambientali, le imprese di media dimensione dimostrano che le due cose possono procedere di pari passo. È su questa capacità di coniugare strategia commerciale e sostenibilità che si gioca la sfida della competitività nel prossimo futuro.

 

L'articolo è stato pubblicato su IlSole24 ore - sezione Econopoly (10.10.2025)